LA CASA DI MICOL - INCOLMABILE....

15 gennaio 2012

QUATTORDICI BUCHE

L'impotenza arriva lentamente.

S'insinua come un serpente dalle spire mortali.

Tutto appare nella sua normalità mentre il subdolo sta preparando il suo nido, ridacchia la bestia nefasta, sibila la lingua biforcuta perchè si trasformino in pensieri la sua potenza sulla mente del prescelto.

I sintomi sono diversi e soggettivi, ma in genere ci si alza al mattino con un vago cerchio alla testa, gli occhi si presentano infossati e pesti, la lingua riarsa, nella bocca il retrogusto di mandorla amara.

E' il fiele che s'annuncia.

Cammino da settimane, trasformati in mesi, con questo logorio interiore, vigile negli automatici compiti quotidiani, sempre in posa sorridente come in attesa che qualcuno all'improvviso mi renda un ritratto fotografico.

Sempre sul punto di perdere la presa in sentimento di caduta libera e in attesa che tutto sfoghi o per lo meno mi lasci un poco di pace.

Invece continua il sibilo, non lo sente nessun altro oltre me.

Sono diventata sensibile ai rumori, riesco a percepire il passaggio di una moto in strada mentre ascolto musica attraverso gli auricolari, contemporaneamente rispondo alle domande di qualcuno e i bambini schiamazzano nei loro giochi.

Sono tesa, attenta, intanto comunico con me stessa: "non pensare... non pensare... respira!"

Quando apro gli occhi le ho davanti.

Le mie bambole di porcellana, non capisco dove rivolgono lo sguardo.

Occhi grandi, iridi color cielo, giada, grigie, miele, nocciola, tante gradazioni da dover mettere gioia con tutti quei colori...

Sono state una passione antica, probabilmente per colmare il senso di vuoto di tutte le bambole che non ho ricevuto in regalo quando ero bambina.

Sono una collezione fatta con attenzione, sono in mostra con tutti i loro vestitini d'epoca, alla marinara, velluti, broccati, pizzi e merletti. In posa con boccoli biondi, rossi o scuri, e quei visini... i loro visini inermi, con quel senso di vacuo, le gote rosate sulla porcellana biscottata sono alte a sorreggere sorrisini obbligati.

"Sono una bambola dovrò pur far di tutto per piacere, NO?!" ...

Sfido il grottesco con il braccio alzato a far tacere quella spaventosa scena che il sipario della mia follia ha appena aperto.

<perchè non sorridi?> dico a Jude sfidando le sue labbra dipinte a cuore che fanno intravedere due incisivi troppo bianchi!

<perchè non mi guardi?> dico a Madge accarezzando il suo vestitino primaverile di pizzi e fiorellini.

E' in quel momento che l'impotenza trasforma la sua natura e la serpe s'impossessa di me sibilando:

<basta un gesto, una sola azione ... fallo! Fallo ora>!

Le mie bambole di porcellana sul pavimento hanno un aspetto devastato, la violenza della mia rabbia datami dall'impotenza le ha uccise.

Sono volti sfregiati, braccini spezzati, buchi neri nella porcellana rosata, quella loro non-vita è sparsa ovunque.

Sono seduta in mezzo ai loro resti.

Sono terribilmente stanca, scivolerei volentieri dentro al sonno.

Sono una bambola anch'io di porcellana violentata, scaraventata contro il muro, sbattuta sul pavimento.

Sono come loro, distrutta e irrevocabilmente risanabile, dagli arti contorti e spezzati, dal volto sfregiato dalle labbra agli occhi, corpo dinoccolato.

Ora mi ricordo... mi ricordo quel sibilo, non lo sento più.

La serpe ha ottenuto ciò che voleva e ora tace, forse anch'essa spaventata.

Tace l'impotenza, anche l'ira com'è arrivata se ne è andata, lasciandomi svuotata e insensibile.

Tutto ha uno strano rumore di sottofondo intorno a me.

E' il silenzio della morte.

Devo avere forza e alzarmi, l'omicida dopo la strage deve decidere con fredda cognizione la soluzione, potrebbe costituirsi oppure si procura una pala e scava nella nuda terra.

Le ho contate, appena scenderà la notte andrò a scavare quattordici buche.

Mic

13/02/2008 - 00:19

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