LA CASA DI MICOL - INCOLMABILE....

21 gennaio 2012

LADIES AND GENTLEMAN

Anno Zero, un'altra puntata dedicata alla situazione d'urgente e massima priorità al reperimento di fondi statali per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto in Abruzzo. In scaletta  fatti e misfatti, inciucci, verità nascoste, piani di prevenzione calamità, responsabilità e irresponsabilità, destra e sinistra, "qui carta canta" dello stimatissimo Antonino Di Pietro, i ragazzi della "Casa dello Studente" dell'Aquila... i genitori e famigliari con le foto in grembo dei ragazzi che non ci sono più della "Casa dello Studente", crollata su tesi di lauree, borse di studio, sogni e progetti, giovani vite spezzate, futuro imprenditoriale della nostra Italia malata conclamata.

le mie lacrime sulle loro storie, sulla richiesta di giustizia da parte di tutti, vivi e morti, offesi e beffati.

Le vignette di Vauro, la via crucis di Vauro... Le nonnine centenarie nelle tendopoli, i falò per le notti trascorse sotto lo spettro della paura del lupo terremoto...

la signora Responsabile della Protezione Civile, il pubblico che applaude, il pubblico che annuisce, il pubblico che si perplime... il pubblico siamo noi.

I soldi pubblici sono i nostri.

le tasse le paghiamo noi.

Ma torniamo alla trasmissione e in particolare sul momento che personalmente ritengo sia stato il clou

Questa sera finalmente, se prima non avevo ben compreso nella sua totale consistenza il significato della tanto discussa New Town proposta dal nostro Presidente del Consiglio ,questa sera dicevo per me è giunta la rivelazione.

Siori siori venghino, da questa parte, PREEEGO, potrete ammirare l'esemplare a dire il vero ancora da definire, un primo abozzo che già ci piace:

LADIES AND GENTLEMAN

THE

NEWWWW TOOOOWNN!!!!

Intanto vado su Wikipedia e chiedo di darmi un'idea più precisa su chi e che cosa sono le new town (anche se  nella Milano 2 ci andai per far visita ad una zia diversi anni fa).

Bene, bene... andiamo a leggere:

Le new towns, dette anche "città giardino" (in realtà "figlie" della città giardino), sono sorte in Inghilterra a partire dal 1947 per controllare la crescita preoccupante di Londra. Le new towns inglesi sono ben collegate con la capitale tramite servizi ferroviari ed autostradali provviste di tutti i servizi, dai cinema alle università. Vi vivono attualmente circa un milione di persone.

Le new town seguono generalmente lo stesso schema urbanistico: al centro si trova un'area amministrativa-commerciale, circondata interamente da quartieri residenziali, separati da parchi e piccole aree agricole caratterizzati da colorate villette a schiera con il tradizionale giardino (da cui il nome; in verità Ebenezer Howard, inventore della "città giardino", intendeva, usando tale termine, qualcosa di più sostanziale e complessivo). Le new towns hanno conosciuto un successo internazionale e il loro modello è stato esportato in tutto il mondo.

Le new town in Italia

Negli anni del boom economico per frenare la crescita incontrollata delle grandi città (Roma, Napoli, Milano, Torino) vennero proposti progetti di new town da realizzare anche in Italia. Si parlò molto della costruzione di due new town, una a nord e una a sud di Roma, collegate alla capitale tramite due superstrade ma poi il progetto cadde nel vuoto. Oggi, l’unico esempio di new town italiana è Milano 2 costruita negli anni Settanta dalle imprese edili di Silvio Berlusconi, mentre un tentativo (fallito) in tal senso è rappresentato da Librino, quartiere satellite di Catania.

Pro e contro le new town

Oggi, i pareri degli urbanisti e degli architetti sono discordanti riguardo il modello delle new town. Gli ideatori e i suoi sostenitori hanno sempre sostenuto che le "new town" garantiscono ai suoi abitanti un ambiente ideale perché uniscono le comodità cittadine (presenti nella new town e comunque sempre vicina e ben collegata alla metropoli) all’amenità e alla pulizia della campagna, in quanto buona parte del territorio della new town è tenuto a parchi e giardini. Ma per molti architetti le new town rappresentano una sorta di ghetti moderni con edifici di scarso valore architettonico e soluzioni urbanistiche banali.

Il progetto ancora embrione mostrato in trasmissione aveva le seguenti caratteristiche:

La città si svilupperà in due piani, uno sotterraneo per i parcheggi  auto perchè all'esterno non ne dovrà comparire una per dare l'immagine di città ecologicamente pura... altissima e levissima!

Sarà alimentata da pannelli solari per l'energia, ci sarà molto verde e si svilupperà in una sorta di aree circolari con al centro tutte le strutture essenziali al governo della città.

Fin qui abbastanza coerente con il concetto di new town.

Sì, ok! tutto molto bello e funzionale... mi sfugge un particolare... ma prima della New Town non sarebbe meglio spendere energie, sia in comunicazione che ovviamente finanziarie per progettare e ricostruire ciò di cui quella popolazione ha urgente bisogno?

In dieci giorni si sono tirate su tendopoli e si è già pagato un team di esperti per lo studio e la progettazione di qualcosa di avveniristico.

Ma mi allaccio ad un articolo del Corriere della sera.it

Ricostruire lontano. Nella new town

L’Aquila e l’idea lanciata da Berlusconi. Il sindaco: parliamone Il no degli ambientalisti: meglio recuperare il centro storico

L’AQUILA— L’idea di una città nuova, tra questa gente devastata dal sisma, non passa inosservata. Berlusconi usa il termine inglese, new town, ma il messaggio che passa è quello della traduzione letterale italiana: e una nuova città qui, in queste ore, significa una nuova speranza, quasi una nuova vita. Tanto che circolano già ipotesi, anche se a dir poco premature, sul luogo: c’è chi dice Coppito, frazione vicino all’aeroporto. Ma in ogni caso perfino il sindaco Massimo Cialente, allo stremo dopo giorni ininterrotti di dolore e lavoro, perfino lui, primo cittadino del Pd, non se la sente di chiudere, di dire no, di sbattere la porta in faccia agli investimenti. Ha molte perplessità, certo, ma ripete «valuterò», dice che «è da tenere in considerazione, da capire bene».
Le parole del presidente del Consiglio annunciavano «la prima new town del Piano casa» vicino «all’Aquila vecchia». Ma poi che ne sarebbe del centro storico? Si svuoterebbe? Finirebbe per essere abbandonato? Il dibattito fa discutere architetti, urbanisti, ingegneri. E politici, ovviamente: dicono tutti no, o quasi, dai Comunisti italiani all’Udc, dai Verdi al Pd. Berlusconi ha detto poche parole, l’altra sera: la new town «può essere costruita vicino all’Aquila vecchia, un insediamento da far sorgere accanto al centro storico così da dare continuità alla realtà abitativa e alle radici del posto». L’idea, urbanisticamente parlando, «è vecchiotta— come spiega uno degli architetti più affermati di questo territorio, il settantaseienne Giuseppe Santoro — e può essere considerata purché nel rispetto della storia, che non può essere né abbattuta né sostituita».
l'articolo prosegue al link


http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_08/

alessandro_capponi_ricostruire_lontano_nella_new_town_

8e2dcbd6-23fd-11de-a75a-00144f02aabc.shtm


la mia umile opinione è quella che probabilmente in questo momento la necessità maggiore come tutti d'altronde chiedono e spiegano che sia prioritario ricostruire dove la mano del terremoto ha distrutto per riconsegnare le radici a questa gente sfortunata.

Concludo con l'appello finale del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente estratto dall'articolo succitato:

 «Non c’è neanche una chiesa agibile per la Pasqua, e a noi servono aiuti, aiuti, aiuti ».

C'è molta confusione e lo spettro troppo spesso menzionato della "piovra" che si dice stia già assumendo ragionieri per compilare i propri registri di cassa su possibili vincite al terno secco 27 79 90.

(se li giocate e vincete sul serio contattatemi, è un terno che ho tirato su in questo istante io!)

... e anche per questa notte, fra il ticchettio della mia amica tastiera,e la luce del monitor, tendo un pensiero a chi sta peggio di me e un abbraccio affettuoso a quei cuori sofferenti.

Goodnight


ops... dimenticavo che si è parlato anche di scudo fiscale per aiutare l'Abruzzo, ma già si dice che il "costo del rientro" di capitali anzitempo estradatti per isole felici, subirà oscillazioni fra il 2 e il 4% ben poca cosa rispetto a quanto si legge su quest'altro articoletto tratto www.tio.ch il portale della svizzera italiana:

SCUDO FISCALE

Il terremoto nell’Abruzzo fa tremare le banche elvetiche


LUGANO - Le prime stime valutano in 8-10 miliardi di euro il costo della ricostruzione e dei lavori necessari per evitare che in futuro un nuovo sisma, in un area ad alto rischio come l’Abruzzo, causi una tragedia analoga a quella che ha colpito in queste ore L’Aquila, Onna e molti altri paesi della regione. Le onde sismiche registrate anche dai sismografi rossocrociati potrebbero causare larghe crepe negli istituti bancari svizzeri; la notizia di un nuovo scudo finanziario, appare oggi sui maggiori media italiani.
L'importanza di reperire soldi per l'Abruzzo - In un momento molto delicato, sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale, l’importanza per il governo italiano di reperire i fondi necessari al risanamento della regione travolta dal terremoto e dell’economia tricolore rappresenta senza dubbio una priorità. Il ministro Giulio Tremonti si è sempre dichiarato contrario ad uno “scudo fiscale 2” per facilitare il rientro di capitali, ciononostante l’analisi e la previsione effettuata dal portale italiano mette senza dubbio sul chi vive le piazze finanziarie elvetiche.
Un tesoretto da 50 miliardi - Secondo quanto scrive italiaoggi.it sono due le aliquote progettate negli uffici del ministero dell’economia. Rispetto al primo, e per ora unico scudo fiscale italico che aveva fissato al 2,5% il “costo del rientro”, la versione sulla quale dovranno probabilmente esprimersi i ministri italiani domani proporrà due tassi, entrambi superiori al 10% ma differenti in base all’effettivo rientro o meno dei capitali. Il tasso maggiore sarebbe riservato ai capitali che, dopo essere stati dichiarati verrebbero comunque mantenuti all’estero; eventualità non da scartare dato il rischio conseguenti al crollo del segreto bancario non sono da scartare. Nonostante le aliquote decisamente superiori rispetto a quelle della prima versione del condono, perchè pur sempre di quello si tratta, i più fiduciosi nei corridoi del governo italiano sperano in un tesoretto di circa 50 miliardi di euro. Sufficienti alla ricostruzione in Abruzzo e molto utili al sostegno all’economia e l’industria della penisola in questa fase di crisi.
(meglio chiudere altrimenti leggo tutta la notte 
clik!

 17/04/2009 - 01:08

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