LA CASA DI MICOL - INCOLMABILE....

06 gennaio 2012

Mi adagio al silenzio che ultimamente si è appropriato di me.
Mi è così spontaneo tacere.
Sin da piccola mi hanno iniziato al silenzio.

Una grande famiglia quella paterna, formata da cinque maschi e cinque femmine. Io sono stata la terza nipote, la seconda femmina.
Sono stata la piccola peste fra le gonne delle mie zie, quella che piangeva spaventata davanti ad ogni razza d'animale e sì che mia nonna ne possedeva di diversi. Nel suo cortile non mancavano fiori e pennuti vari, compreso un corvetto nero e dispettoso. Gli uomini quasi tutti appassionati di caccia, possedevano mute di cani.Il più bello e al quale mi affezionai maggiormente fu Lady, un setter irlandese femmina che da cucciolo crebbe davanti ai miei occhi, col suo manto miele scuro e una dolcezza ed eleganza favolosa.

L'animale che mi spaventò di più fu un agnellino che uno zio prese con se per fargli la "festa" di Pasqua, ma tutti ci si affezionò e divenne un pecorone dal carattere d'agnello. Questo adottava tutti i componenti come suoi familiari, ci seguiva con l'istinto del gregge e io piccola bimba dai boccoli proprio come agnellino, scappavo terrorizzata ogni volta che questa povera bestia cominciava a rincorrermi belandomi dietro.

Sono uscita fuori tema ... lo so! Ma mi è così caro il silenzio proprio per questo, riesce a divenire la mia macchina del tempo, e mi fa tornare bimba e spingere il piccolo carrozzino con la mia bambola Tiziana, Titty per gli amici. Era di quelle che chiudevano gli occhi quando le si coricava e avevano un "coso" sonoro sulla schiena così ogni tanto emetteva anche degli strani rumori e qualcuno diceva: "ha detto mamma!" a me è sempre sembrato un suono incomprensibile, ma alla fine mi sono fatta convincere che effettivamente parlasse esclamando: mamma! Le ho fatto tanti bagnetti che i capelli divennero un ammasso di "roba" nera in testa con una specie di frangetta che sparava fili sintetici disordinatamente, non parliamo poi dei suoi occhi, uno irrimediabilmente arrugginito rimase semichiuso e l'altro rimase aperto. Ho ancora una sua foto, quando era in perfetto stato. Fu uno dei nove regali natalizi che la FIAT Mirafiori mi donò in quanto figlia di un dipendente della catena di montaggio.

Quando ero piccola ricordo che sentivo dei discorsi del tipo: Papà fa la 500; oppure... fa l'850 e la 127 e via di seguito. Così per qualche tempo pensavo che papà fosse al pari di Agnelli! Ricordo quando con gli zii raccontava di stare al "collaudo" e allora avevo capito che era passato di grado.

Io viaggiavo spesso. Papà ci caricava la notte del 31 luglio nella 500, una volta gialla, poi bianca, blu, caffèlatte (erano quasi sempre macchine acquistate dai parenti e lui si prestava a fare il corriere e noi ritornavamo indietro in treno), dopo un turno di lavoro, pur di raggiungere presto la sua amata terra viaggiavamo di notte. Torino - Genova, oppure Torino - Livorno, anche Torino - Civitavecchia! Erano avventure bellissime.

Papà non era certo tipo di agenzia viaggi, spesso si arrivava ad un porto e si scopriva che non c'erano partenze oppure c'era qualche sciopero e allora lui diceva: "proviamo ad andare a Livorno!" oppure "... andiamo a Civitavecchia!" Così come a dire se non prendo il pulman in questa piazza lo prendo in quella a duecentometri!

Erano gli anni che il silenzio era di regola soprattutto in macchina, papà doveva sentire il motore... non bisognava disturbarlo alla guida, con un occhio alla strada ed un altro alla cartina stradale. Io e mio fratello giocavamo a contare le macchine che incrociavamo, o poco altro, però se diventavamo noiosi, ci concedevano di cantare qualche canzone. I pernotamenti erano in "lussuose stanze" d'aree di servizio, rannicchiati nel sedile e forse era l'ansia o i cibi mal conservati, il fatto sta che io ero sempre in preda a fortissime coliche intestinali ed ero il tormento di mia madre e causa di diverse fermate in strada.

Anche questo era motivo di silenzio. Mi concentravo sul mal di pancia e dicevo: va via!
Il silenzio erano i pomeriggi estivi dalla mia nonna paterna... solo i grilli assordavano, le imposte alle finestre venivano chiuse o sarebbe entrata la "mamma del sole"! Io non so quante regioni d'Italia hanno la fortuna di possedere la mamma del sole, noi ce l'abbiamo e terrorizza i bambini.

Cosa sarà mai questa mamma del sole? In effetti come ben capirete è un espediente per non far uscire i bimbi di casa nelle ore più calde del pomeriggio, un pò per evitare insolazioni e colpi di calore, ma soprattutto per tenerli buoni sotto l'attenzione, si fa per dire, di adulti che a quelle temperature e dopo i pasti prediligono un riposino. Così tutti zitti e al buio che fuori ci sta la mamma del sole.

In questi lunghi pomeriggi estivi, quasi sempre sola a casa di uno o dell'altro parente, mi dedicavo al disegno o se stavo da uno caro zio prendevo i grandi volumi della Bibbia Illustrata e tra Vecchio e Nuovo Testamento leggevo e ammiravo le stampe che cercavo di riprodurre su fogli di fortuna.

Fu così che un pomeriggio di settembre leggendo dell'Apocalisse, mi addormentai sopra il tomo e cominciai a sognare fintantoche un assordante rumore confondeva il vociare del mio sogno con l'orecchio posato sul reale. Sentivo mia zia che mi chiamava, ma pensavo di sognare poi un tuono impressionante mi spaventò da farmi gridare.

Veniva giù una tempesta di vento e grandine che fece danni ingenti, mia zia mi prese nel suo letto, accese le candele, prese il rosario e mi disse di pregare, mi resi conto di non essere molto spaventata, ero piuttosto presa dal comportamento di mia zia, lei doveva proteggere me, confortarmi e rassicurarmi, invece la mia presenza sembrava avesse la funzione contraria.

Ho vissuto di molti silenzi. Nella soffitta agognata dove nessuno voleva che salissi.
Le scale in legno scricchiolavano ad ogni passo e per salire di nascosto avevo imparato come mettere i piedini per non fare troppo rumore.

La soffitta era un luogo incantato. Vecchi armadi contenevano abiti in disuso, c'erano i vecchi arnesi da ciabattino del nonno mai conosciuto, fotografie e cartoline, vecchi giornali e riviste di ricamo. Poi c'erano i grandi cesti di vimini che contenevano sicuramente qualcosa.
Io vestivo con qualche abito vecchio delle zie, oppure mi nascondevo e mi raccontavo una storia fantastica, qualche volta mi sono anche addormentata fra vecchie brande in disuso.

... ecco ce l'ho fatta! Sono riuscita a scappare... dentro il silenzio dei ricordi e il rumore della tastiera ...
Ho ricordato con nostalgia i sorrisi, i baci e i rimproveri di chi non c'è più e che tanto mi ha amata.
Ora metto via la valigia, la disferò domani, questa notte vi lascio riposare la piccola Daniela.
Buonanotte!

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12/04/2007 - 23:58

1 commento:

micolforever ha detto...

Commenti
#3 11:16, 17 aprile, 2007
è un racconto delizioso
che scorre lieve fra le pieghe dell'anima in ricordo di un'infanzia
che comunque sia
è andata
a volte però devo dirti che l'adolescente iniziato al silenzio sin da piccolo.....cerca di riscattarsi da grande parlando oltremisura o comunque facendo il rivoluzionario delle parole
la vita è bella perchè è varia
e per ognuno di noi verrà comunque e sempre un giorno del ricordo come questo tuo racconto
di nuovo i miei complimenti
ciao

menteanonima
#2 19:01, 16 aprile, 2007
sai abbiamo tanti silenzi dentro di noi, alcuni noti, altri insospettati. Proprio ieri mi è capitato di riunirmi con tutte le mie cugine (ben sei) con le quali ho trascorso l'intera mia infanzia (abitavamo sullo stesso pianerottolo). Ebbene, sai Micol, erano tanti anni che non ci si vedeva tutti insieme, eppure sono emersi tutti i silenzi che ciascuno di noi aveva dentro. Tu hai scritto questa cosa bellissima, io l'ho vissuta nelle parole delle mie cugine. Ed ora ho letto. Grazie per essere così meravigliosamente "umana". Come me, come le mie cugine, come tutta l'Umanità ( o quasi)
stefano
YokiSono
#1 16:20, 13 aprile, 2007
è stato piacevole leggere, in silenzio, questo tuo racconto.
p.s.: è carina la foto, è molto espressiva!
Ciao da Giuseppe
GiuseppeD